
Vieni Avanti Cretino (1982, Luciano Salce)
Data di uscita: 7 aprile 1982 (Italia)
Regista: Luciano Salce
Musiche: Fabio Frizzi
Casa di produzione: San Francisco Film
Distribuzione in italiano: Cineriz
Con Lino Banfi, Adriana Russo, Franco Bracardi, Moana Pozzi, Michela Miti
Descrizione
Nel labirinto della burocrazia italiana, Pasquale Baudaffi emerge come un Ulisse in canottiera, navigando tra scrivanie e timbri con la grazia di un elefante in cristalleria. Il suo accento pugliese taglia l'aria come una lama calda nel burro della normalità, mentre il cugino Gaetano lo segue come un'ombra sudata e rassegnata.
Lo studio dentistico si trasforma in un teatro dell'assurdo, dove i fraintendimenti fioriscono come funghi dopo la pioggia. L'esame da guardiacaccia diventa un'odissea surreale, con Pasquale che declama una tassonomia inventata di volatili pugliesi, più creativa di un poeta futurista sotto acidi.
Il garage notturno si rivela una porta dimensionale dove le auto svaniscono nel nulla, mentre al bar i caffè diventano pretesti per una commedia degli equivoci che farebbe girare la testa a Pirandello. Gli uffici pubblici si ergono come cattedrali del nonsense, dove ogni sportello è una stazione di una via crucis tragicomica.
La fabbrica cibernetica vede Banfi confrontarsi con la modernità come un naufrago alle prese con un'astronave, inventando un linguaggio che è un ponte impossibile tra Molfetta e Blade Runner. Il suo corpo si contorce in una danza disperata contro ingranaggi incomprensibili, mentre la sua lingua partorisce neologismi che farebbero impallidire un linguista.
Il finale si libra in un territorio meta-cinematografico, dove realtà e farsa si fondono come in un quadro di Magritte ambientato in una sagra di paese.
Giudizio critico
Vieni Avanti Cretino rappresenta un unicum nella commedia italiana degli anni '80. Salce trasforma la disoccupazione in un viaggio surreale, utilizzando il corpo e la maschera di Banfi come strumento di critica sociale. Il film, pur nella sua apparente leggerezza, offre uno spaccato graffiante della società italiana, dove la ricerca del lavoro diventa una discesa nell'assurdo burocratico. La performance di Banfi bilancia magistralmente comicità popolare e sottile critica sociale.