L'Ultimo Uomo della Terra- Oltre la mezzanotte: visioni (libere) per cinefili insonni

Data di uscita: 2 marzo 1964 (Italia)

Regia: Ubaldo Ragona, Sidney Salkow (non accreditato)

Con: Vincent Price, Franca Bettoia, Emma Danieli, Giacomo Rossi Stuart, Umberto Raho

Titolo internazionale: The Last Man on Earth

Genere: Horror, Fantascienza, Drammatico

Produzione: Italia / Stati Uniti

Durata: 86 minuti

L'adattamento più fedele di "I am Legend"

Stanotte ci immergiamo in un film che ha attraversato le pieghe del tempo come un sopravvissuto. Un titolo che, come il suo protagonista, è rimasto in silenzio per anni, vagando tra copie sbiadite e palinsesti notturni, fino a diventare una leggenda silenziosa. L'ultimo uomo della Terra (1964) è molto più di un film di fantascienza o di un horror apocalittico. È una meditazione sulla solitudine, sull'identità, sulla fine del mondo e su ciò che resta quando tutto è già andato perduto.

Il volto che ci accompagna in questo viaggio è quello, inconfondibile, di Vincent Price. Icona del cinema gotico, qui abbandona le tinte barocche per indossare la maschera tragica di Robert Morgan, un uomo solo in una città vuota.

Il film è tratto da Io sono Leggenda, il romanzo di Richard Matheson pubblicato nel 1954, opera fondamentale che ha ridefinito l'immaginario dei vampiri e anticipato, di fatto, l'intero genere zombie. Eppure, l'autore non fu soddisfatto di questa trasposizione. Quando la sceneggiatura fu modificata senza il suo consenso, chiese di non essere accreditato. Alla fine, per non perdere i diritti, firmò con lo pseudonimo di Logan Swanson.

Anche la regia è una questione ambigua. Nella versione italiana il film è attribuito a Ubaldo Ragona, ma in quella americana il nome che compare è quello di Sidney Salkow. In realtà, secondo molti testimoni della lavorazione, Ragona fu un prestanome utile per ottenere i permessi e girare a Roma, mentre Salkow – già regista di Vincent Price in L'esperimento del dottor Zagros – fu il vero regista sul set. In questo senso, L'ultimo uomo della Terra è un film a due teste, una creatura nata da necessità produttive, compromessi e tensioni internazionali.

Girato interamente a Roma, tra gli interni degli studi Titanus e gli esterni dell'EUR, il film trasforma la capitale italiana in un mondo devastato. Le architetture razionaliste, i viali deserti, le piazze vuote – tutto contribuisce a creare un'atmosfera di abbandono assoluto. È una Roma che non ha più volto, né voce. Solo il passo stanco di Morgan e il vento che trascina la polvere.

Ma c'è di più. Il film è anche un caso editoriale: oggi è di pubblico dominio. Il motivo è legale e – come spesso accade – assurdo. Per un errore nei diritti e nelle registrazioni internazionali, il film è entrato nel dominio pubblico e può essere liberamente distribuito, copiato, proiettato. Questo ha favorito la sua diffusione, ma ha anche contribuito a farlo cadere, per anni, nell'oblio delle edizioni pirata e delle copie rovinate.

Eppure, come il suo protagonista, L'ultimo uomo della Terra ha resistito. Ha ispirato George A. Romero per La notte dei morti viventi, ha generato remake più ricchi ma meno profondi, ed è rimasto lì, come una reliquia ancora viva, ancora capace di parlare a chi sa ascoltare.

Questa notte, lasciate che sia il silenzio a raccontarvi la storia. Un uomo, una città deserta, e un'umanità che si è spezzata in due: i vivi e i quasi-morti. Ma chi è il vero mostro?

Buona visione.

 COMMENTO FINALE

E così, anche l'ultimo uomo cade. Non per mano dei vampiri, ma per mano di quelli che si definiscono "salvati". Robert Morgan, che ha vissuto da solo, che ha cercato un vaccino, che ha mantenuto viva una parvenza di civiltà, viene ucciso come una minaccia. Non è più un uomo. È un'eccezione. Un errore da cancellare.

L'umanità è andata avanti. Ma non è più quella che conoscevamo. I "semi-infetti" hanno costruito una nuova società, fondata su un fragile equilibrio tra malattia e controllo. E Morgan, che ha ucciso decine dei loro simili, è per loro un boia, un'ombra del passato, un incubo da abbattere.

Eppure, nell'ultima scena, mentre Morgan crolla sull'altare di una chiesa, trafitto, agonizzante, pronuncia le sue ultime parole: "Voi siete i mostri. Io sono l'ultimo uomo." Un giudizio, ma anche una resa.

C'è qualcosa di profondamente tragico in questo finale. Non c'è redenzione, non c'è speranza. Solo la consapevolezza di essere diventati leggenda. Una leggenda destinata a sparire.

Vincent Price offre una delle sue interpretazioni più intense: lontano dai manierismi gotici, trattenuto, dolente, quasi spettrale. Un uomo che ha perso tutto, ma non ha mai smesso di cercare.

L'ultimo uomo della Terra è un film figlio del suo tempo – eppure parla ancora al nostro. La paura del contagio, la solitudine urbana, la disumanizzazione della società… tutto risuona con inquietante precisione ai nosatri oreecchi.

E ora, come sempre, la notte ci avvolge. Lo schermo si spegne, ma le immagini restano.

La pellicola gira.
Il tempo si dissolve.
La notte è lunga.
E noi siamo ancora qui.

Buonanotte.

Sasha Bazzov


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