The Elephant Man (1980, David Lynch)

Regista: David Lynch

Candidature: Oscar al miglior attore, Oscar al miglior regista

Scritto da: Frederick Treves, Ashley Montagu

Premi: British Academy Film Award al miglior attore protagonista

Anno: 1980

Con Anthony Hopkins, John Hurt, Anne Bancroft, John Gielgud, Wendy Hiller, Freddie Jones 


Descrizione

In una Londra vittoriana dove il fumo industriale si addensa come una coltre di peccati non confessati, John Merrick emerge dall'ombra del freakshow come un'anima intrappolata in un corpo ribelle. Il bianco e nero di Lynch taglia la realtà come un bisturi affilato, rivelando le viscere di una società più deforme dei suoi mostri.

John Hurt, sepolto sotto una maschera di carne tormentata, infonde in Merrick una dignità che trapela da ogni gesto, ogni sussurro strappato a labbra deformi. Il dottor Treves, incarnato da un Hopkins magnetico, diventa il suo Virgilio in questo inferno di curiosità morbosa e pietà superficiale, dove l'alta società vittoriana si affolla come corvi intorno a una preda ferita.

La stazione ferroviaria diventa cattedrale profana quando Merrick grida la sua umanità: «Non sono un elefante!». Il suo urlo squarcia il velo dell'ipocrisia sociale come un fulmine in una notte senza stelle. Tra vapori di locomotive e sguardi impietriti, la sua voce rivendica un'esistenza oltre la deformità.

Nel suo rifugio ospedaliero, Merrick costruisce una cattedrale in miniatura con dita che la natura ha voluto grottesche ma che l'arte ha reso divine. La sua ultima notte, quando sceglie di dormire "come un uomo normale", diventa un rito di passaggio verso una liberazione finale. La colonna sonora di Morris avvolge ogni scena in un sudario di malinconia sublime, mentre Lynch trasforma questo melodramma vittoriano in una parabola sull'essenza stessa dell'umanità.

Giudizio critico

The Elephant Man rappresenta il punto d'incontro perfetto tra il surrealismo lynchiano e il melodramma classico. Girato in un bianco e nero che ricorda i dagherrotipi vittoriani, il film trascende il semplice biopic per diventare una meditazione sulla natura della mostruosità e della bellezza. La performance di Hurt, sepolta sotto protesi magistrali, rimane un esempio straordinario di come comunicare l'umanità attraverso le barriere fisiche più estreme. Lynch trasforma la vera storia di Merrick in una favola nera sulla società vittoriana, i cui echi risuonano ancora nella nostra epoca ossessionata dall'apparenza.

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