Santanchè rinviata a giudizio
«SANTI E DANNATI DELL'ECONOMIA CREATIVA!»

Eccomi qui, Libero Cacchio, con il mio caffè corretto grappa - oggi decuplo, che serve un intero alambicco per digerire questa commedia all'italiana. La nostra ministra del Turismo, quella che dovrebbe promuovere le bellezze del Belpaese, andrà a processo per aver fatto i conti come al mercato delle pulci di Porta Palazzo.
La rabbia mi sale come un'onda di marea. Diciassette imputati! Sembra il cast di un film di Monicelli sulla commedia all'italiana, solo che qui non c'è niente da ridere. Visibilia, Ki Group, Bioera - un impero di carta che si sgretola come un biscotto nel caffè bollente della magistratura.
E Meloni che fa? La stessa che quando era all'opposizione chiedeva dimissioni anche se un ministro starnutiva fuori posto, ora si comporta come i tre scimmiotti della saggezza: non vedo, non sento, non parlo. È come se al ristorante il cuoco ti servisse un piatto avariato e il proprietario dicesse "aspettiamo di vedere se qualcuno sta male".
Otto milioni di buco in Bioera, altri otto in Ki Group - sedici milioni di ragioni per dimettersi. Ma no, restiamo aggrappati alla poltrona come una cozza allo scoglio durante la tempesta. Quando insegnavo Storia ai miei studenti, spiegavo che la dignità politica è come la verginità: una volta persa, non torna più.
Vaffanculo, mi verso un altro grappino, che tanto ormai i conti non tornano più neanche nel mio fegato.
Libero Cacchio,
(che una volta insegnava Storia, prima che lo allontanassero dall'insegnamento per aver citato Tacito in modo inappropriato: "La cupidigia di denaro prima corruppe Roma, poi il mondo intero - e ora pure i bilanci ministeriali")