Sanremo 2025, Fine della Tortura: Olly Vince, Noi Perdiamo

La vita è breve. Troppo breve. Più breve di una carriera nel reality show, più breve di un governo tecnico, più breve di una canzone indie che vuole essere profonda e invece è solo noiosa. Eppure Sanremo dura più della vita stessa. Cinque serate, cinque, in cui l'Italia si ferma, i social impazziscono e noi, poveri spettatori, veniamo trascinati in un vortice di musica, pianti e autocelebrazione che non finisce mai. Ma ce l'abbiamo fatta. Siamo sopravvissuti.

E alla fine ha vinto Olly. E tutti fingiamo di sapere esattamente chi sia.

La Top 5: Sorpresa, Delirio o Sorteggio?

Ecco il verdetto finale:

  1. OllyBalorda Nostalgia
  2. Lucio CorsiVolevo essere un duro
  3. Brunori SasL'albero delle noci
  4. FedezAutobiografia non autorizzata
  5. Simone CristicchiQuando sarai piccola

Olly trionfa, Lucio Corsi si porta a casa il Premio della Critica Mia Martini, Brunori Sas vince il Premio Sergio Bardotti per il miglior testo, Cristicchi si accaparra il Premio Giancarlo Bigazzi per la miglior composizione musicale, mentre Fedez si porta a casa il riconoscimento per il Maggior Numero di Polemiche Generate in 72 Ore.

Voto alla classifica: 8 per la qualità, 3 per l'effetto sorpresa, 10 per la quantità di gente che sui social urla "SCANDALO!".

Olly: Il Vincitore Perfetto per un Festival Imperfetto

Olly vince con Balorda Nostalgia, una canzone che probabilmente sentiremo ovunque per i prossimi sei mesi, fino a quando non verrà sostituita da un altro tormentone che ci farà rimpiangere il silenzio. Il ragazzo è bravo, certo, ma la domanda resta: se domani lo vedeste in fila alla posta, lo riconoscereste?

Durante il discorso di ringraziamento, Olly si dice emozionato e confessa di aver sentito molta pressione. Tranquillo, Olly, noi abbiamo sentito il peso dell'intera settimana sulle spalle.

Voto: 9 per il talento, 6 per l'originalità, 7 per la capacità di sopportare il circo sanremese.

Fedez: Il Festival Come Dramma Personale

Fedez chiude quarto e, come da tradizione, non perde occasione per trasformare ogni sua esibizione in una puntata di un melodramma messicano. Tra frecciatine, sguardi intensi e barre al veleno, il rap diventa terapia in diretta nazionale. Se il Festival fosse durato un giorno in più, avrebbe probabilmente annunciato un nuovo album dal titolo Maledetti tutti quelli che non mi capiscono.

Voto: 7 per il coraggio, 10 per la capacità di monopolizzare l'attenzione, 3 per la sobrietà.

Giorgia e il Premio TIM: Lacrime Obbligatorie

Giorgia si aggiudica il Premio TIM per Prole dette male e, ovviamente, piange. Perché a Sanremo funziona così: se non piangi, sei fuori dal gioco. Il regolamento non scritto del Festival prevede che almeno un vincitore debba sciogliersi in lacrime, possibilmente con la voce rotta dall'emozione e un discorso che sembra tratto da un manuale motivazionale.

Voto: 10 per la voce, 9 per l'emozione, 0 per la sorpresa.

I Fischi del Pubblico: Il Momento Più Onesto della Serata

Quando viene annunciata la classifica prima della finale a cinque, partono i fischi. Fischi per il televoto, fischi per le giurie, fischi per la vita stessa. Giorgia e Achille Lauro vengono acclamati come martiri di un sistema corrotto, mentre Conti sorride come un uomo che sa di essere comunque pagato a fine serata.

Voto: 10 per il trash, 10 per la passione, 10 per il pubblico che non si rassegna mai.

Conclusione: Sanremo è l'Inferno e Noi Continuiamo a Sceglierlo

Anche questo Sanremo è finito. Abbiamo urlato, pianto, litigato sui social, sopportato monologhi infiniti e cover inutili. Eppure, tra dodici mesi saremo di nuovo qui, pronti a ricominciare il rito collettivo della musica, del gossip e della disperazione.

Perché Sanremo è come una sbornia devastante: giuri che non lo farai più, ma l'anno dopo ci ricaschi senza pensarci due volte.

Voto finale: 9 perché è finito, 11 perché tornerà, 100 per la resistenza di chi l'ha guardato tutto.

Libero Cacchio, con lo sguardo perso nel vuoto, il fegato a pezzi e una valigia pronta per un eremo senza Wi-Fi.

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