Sanremo 2025, Quarta Serata: La Maratona dell’Inutile Continua

Sanremo è come un pranzo di nozze infinito: all'inizio sei curioso, a metà sei sazio, alla fine vuoi solo scappare. E invece no, ci tocca ancora una serata di cover, monologhi e momenti di autocelebrazione collettiva. Quattro serate, quattro, e sento il mio fegato supplicare pietà come un contrabbassista dopo un concerto di free jazz.

Carlo Conti, impassibile come un monaco zen, guida la nave con la sicurezza di chi sa che, qualunque cosa accada, l'audience reggerà. Ad affiancarlo, Mahmood, che dimostra di essere molto più a suo agio a cantare che a condurre, e Geppi Cucciari, che almeno ha avuto il coraggio di sbeffeggiare l'intera macchina sanremese con monologhi chirurgici.

Giorgia e Annalisa: Skyfall o Sonno Profondo?

La serata delle cover ha incoronato Giorgia e Annalisa, che hanno scelto di interpretare Skyfall di Adele. Scelta sicura, esecuzione perfetta, emozione pari a quella di una riunione condominiale in cui si discute l'aumento delle spese per l'ascensore. Bravissime, certo, ma anche prevedibili come un film di Natale su Rai1.

Voto: 9 per la voce, 6 per l'originalità, 3 per il rischio artistico (inesistente).

Topo Gigio e Lucio Corsi: Ebbene sì, è successo davvero

Al secondo posto troviamo Lucio Corsi e Topo Gigio con Nel blu dipinto di blu. In un Festival in cui abbiamo già visto di tutto, l'idea di far duettare un cantautore e un pupazzo è perfettamente in linea con lo spirito surreale della kermesse. Se l'anno prossimo Pippo Baudo canterà in duetto con la mascotte dell'Amaro Montenegro, non mi stupirò.

Voto: 10 per la follia, 8 per la resa, 2 per il senso della realtà.

Fedez e Marco Masini: Il Dramma in Diretta

Fedez si presenta con Marco Masini per reinterpretare Bella stronza, e, sorpresa sorpresa, decide di usarla come veicolo per il suo sfogo personale post-divorzio. Aggiunge barre inedite, lancia frecciatine a Chiara Ferragni, e per un attimo sembra di assistere a un incrocio tra un concerto e una seduta di terapia trasmessa in mondovisione. Masini, dal canto suo, canta il pezzo con la stessa intensità di chi ha appena visto il suo vicino parcheggiare nel posto sbagliato e sta cercando di trattenere la rabbia.

Voto: 7 per il trash involontario, 9 per il coraggio, 2 per la dignità.

Benigni: Il Solito Show, ma col Volume a 11

Roberto Benigni torna a Sanremo e, come al solito, prende possesso del palco come un predicatore in pieno delirio mistico. Attacca Salvini, scherza su Elon Musk, cita Mattarella con la solennità di un cardinale in processione e, nel mezzo, riesce a infilarci pure un'ode a sé stesso. Il momento clou? Quando dice Bella Ciao e si scatena il panico. A questo punto, se avesse detto Nel blu dipinto di blu, probabilmente avremmo avuto un golpe in diretta.

Voto: 10 per la retorica, 5 per la freschezza, 12 per la capacità di monopolizzare l'attenzione.

Mahmood: Performer Spettacolare, Conduttore Svogliato

Mahmood canta un medley e per dieci minuti ci dimentichiamo di tutto il resto. Dalla prima nota è chiaro che il palco è suo e che probabilmente è stato costretto con le minacce a fare anche il co-conduttore. Perché quando conduce, l'entusiasmo è quello di uno studente costretto a leggere in classe un tema che non ha scritto.

Voto: 10 per la performance, 4 per la voglia di stare lì, 7 per la pazienza.

Geppi Cucciari: La Voce della Ragione (e della Satira)

In un Festival sempre più simile a una processione di ego ipertrofici, Geppi Cucciari è stata l'unica a infilare qualche battuta che ha davvero colpito nel segno. "Ti faccio un monologo contro i monologhi a Sanremo che dura 26 minuti, lo vuoi?", chiede a Conti. La risposta di Carlo: "No". Il momento più onesto della serata.

Voto: 10 per il coraggio, 9 per lo humor, 6 per la resistenza nel non scappare prima della fine.

Conclusione: Sanremo è l'Eterna Notte dell'Anima

Sanremo 2025 continua a essere l'ultima grande illusione collettiva del pop italiano. Un festival che dura troppo, si prende troppo sul serio e ci regala momenti di autocelebrazione che nemmeno nei documentari di propaganda sovietica. Ma continuiamo a guardarlo. Perché? Perché siamo italiani, e la sofferenza estetica è parte del nostro DNA.

Voto finale: Sanremo è come un pranzo di nozze infinito: dopo il dolce vuoi solo andartene, ma il DJ ha appena messo su "I Will Survive" e ormai sei fregato.

Libero Cacchio, con le palpebre che cedono e il fegato pronto alla quinta serata. 

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