Level-Up: Una mamma che non vuole crescere - A.A.A. Cercasi Famiglia Nerd

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L'invito al compleanno giace sul tavolo, un biglietto colorato che promette ore di conversazioni sul nulla. Lo fisso con la rassegnazione di chi sa che dovrà attraversare territori ostili, ma per amore di mia figlia farò questo grande sforzo. Il mio costume da volpe - morbido e confortevole come un abbraccio - mi dà coraggio. Dopotutto, carnevale non ha età, giusto? Mia figlia sarà Raven dei Teen Titans, avvolta nel suo mantello scuro come una piccola regina dei fumetti, gli occhi brillanti di chi sa di incarnare il proprio personaggio preferito.

Prima di uscire, un pensiero improvviso mi fa tornare indietro. La console portatile mi attende sulla scrivania, fedele compagna di tante attese. La infilo nella borsa come un prezioso talismano contro la noia incombente.

Entro nella stanza della festa e il cuore ha un sussulto: sono l'unica adulta in maschera. Una nota di malinconia mi attraversa, ma non provo imbarazzo - sono troppo abituata a essere quella "strana". La festa scorre in un flusso di chiacchiere prevedibili. Mamme in abiti casual che parlano di diete e compiti in classe, mentre io, volpe solitaria tra persone troppo serie, annuisco distrattamente, pensando ai mondi fantastici che mi attendono nella borsa.

Dopo un'ora di conversazioni sulla marca migliore di merendine e sui progressi dei figli a nuoto, estraggo la mia "salvezza digitale". Golden Axe Warrior illumina lo schermo come una finestra su un universo parallelo, dove l'avventura è ancora possibile.

Gli sguardi di disapprovazione scivolano sul mio pelo sintetico mentre combatto contro nemici digitali. Una domanda mi tormenta, insistente come il ticchettio di un orologio: quando abbiamo smesso di giocare? Quando essere genitori ha iniziato a significare dimenticare la gioia del divertimento puro, seppellendo sotto strati di serietà quella scintilla di meraviglia?

Nel nostro piccolo universo domestico, i videogiochi sono rituali quotidiani preziosi come il caffè del mattino, le serate di giochi da tavolo brillano come stelle in un cielo familiare. Ma qui, tra questi adulti troppo composti, mi sento come una straniera che parla una lingua dimenticata, fatta di riferimenti pop e battute incomprese.

So che là fuori ci sono altre famiglie come noi, piccole tribù di genitori che custodiscono fumetti sotto il letto, che citano Star Wars a colazione, che trasformano il tavolo della cucina in epici campi di battaglia per miniature dipinte con amore. Ma come trovarle in questa città di adulti troppo adulti? Servirebbe un'app - penso mentre il mio guerriero affronta l'ennesimo nemico - una specie di Tinder per famiglie affini: «Cercasi compagni di avventure per sessioni di Dungeons & Dragons con bambini al seguito, garantite risate e magie».

Vale Q.


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