
Kagemusha - L'Ombra del Guerriero (Kagemusha, 1980, Akira Kurosawa
Data di uscita: aprile 1980 (Giappone)
Regista: Akira Kurosawa
Candidature: Premio César per il miglior film straniero
Premi: Palma d'oro, Premio César per il miglior film straniero
Budget: 2,3 miliardi JPY
Anno: 1980
Con Tatsuya Nakadai, Tsutomu Yamazaki, Kenichi Hagiwara, Takashi Shimura, Mitsuko Baisho
Descrizione
Nel Giappone feudale, dove il potere si misura in lame e lealtà, un ladro di strada viene elevato a specchio vivente di un signore della guerra. La metamorfosi è più che fisica: è un viaggio nell'essenza stessa dell'identità.
Kurosawa dipinge questa trasformazione con pennellate di sangue e onore. Il Kagemusha, interpretato da un Tatsuya Nakadai che incarna due anime in un solo corpo, apprende l'arte di essere un altro. «Fingi di essere me», ordina il clan Takeda, e l'impostura diventa più vera del vero.
Le giornate scorrono tra lezioni di equitazione e protocollo, mentre l'ombra impara a proiettare la luce del potere. Il sosia assimila i gesti, il portamento, persino il modo di bere il sakè, fino a quando la maschera inizia a fondersi con la carne.
Ma nel teatro del potere, ogni illusione ha il suo prezzo. La battaglia finale si trasforma in una danza macabra dove cavalli e uomini si fondono in un vortice di colori e morte. Il Kagemusha cade, e con lui crolla l'elaborato castello di menzogne che sosteneva un intero clan.
La colonna sonora di Ikebe accompagna questa parabola con la solennità di un requiem feudale, mentre il destino si compie inesorabile come una lama che cade su terra intrisa di sangue.
Giudizio critico
Kagemusha rappresenta uno dei vertici della filmografia di Kurosawa, dove l'indagine sull'identità si fonde con l'affresco storico. Il regista utilizza la storia del sosia come lente d'ingrandimento per esplorare temi universali: il potere, la lealtà, l'illusione. La fotografia sontuosa e la meticolosa ricostruzione storica creano un'opera che trascende il genere del film in costume per diventare una riflessione sulla natura stessa dell'essere. La performance di Nakadai, che deve interpretare un uomo che interpreta un altro uomo, aggiunge strati di complessità a un'opera già ricca di sfumature filosofiche.