
Il Sinodo del Cadavere

Il Sinodo del Cadavere: quando un papa processò un morto
Quando si pensa alla storia della Chiesa, spesso vengono in mente grandi concili, dispute teologiche e momenti di profonda spiritualità. Ma, amici, lasciatemi dire che il IX secolo ci ha regalato una vicenda che sfiora il grottesco, un episodio che sembra uscito più dalla penna di un autore satirico che dai libri di storia. Stiamo parlando del Sinodo del Cadavere o, per i latini più raffinati, del Synodus Horrenda.
Siamo nel gennaio dell'anno 897, e sul soglio pontificio siede Papa Stefano VI, un uomo che, a quanto pare, non aveva ancora digerito alcune questioni irrisolte con il suo predecessore, Papa Formoso. Ma c'è un piccolo dettaglio: Formoso era morto da quasi un anno. Eppure, questo non fermò Stefano VI. Decise che il suo avversario meritava comunque un processo, e non un processo qualsiasi: fece riesumare il corpo del povero Formoso, lo fece vestire con abiti pontificali e lo fece portare nel Laterano, dove si tenne un vero e proprio tribunale.
Il cadavere, ormai in uno stato che possiamo immaginare non dei più decorosi, venne fatto sedere su un trono. Al posto dell'imputato, ovviamente incapace di difendersi, c'era un diacono incaricato di rispondere alle accuse. E quali erano queste accuse? Principalmente, Formoso era accusato di ambire al papato in modo illegittimo e di aver violato alcune leggi canoniche. Stefano VI, furioso, condannò il cadavere e ordinò di strappargli i paramenti, mozzargli le tre dita della mano destra (quelle usate per la benedizione) e gettarlo nel Tevere.
Ma perché tutto questo astio? La verità è che il Sinodo del Cadavere non fu solo un capriccio di un papa vendicativo. Era il risultato di un periodo di enorme instabilità politica, in cui papi e antipapi si succedevano in un intrigo costante. Formoso aveva fatto scelte politiche che lo avevano reso nemico di alcune fazioni potenti, e Stefano VI, per guadagnarsi il favore di queste fazioni, decise di oltraggiarne la memoria in modo spettacolare.
Il risultato? Beh, nessuno rimase particolarmente impressionato. L'episodio suscitò un tale scandalo che, quando Stefano VI fu deposto e imprigionato pochi mesi dopo, venne lui stesso strangolato in carcere. Formoso, nel frattempo, fu recuperato dal Tevere e sepolto di nuovo con tutti gli onori.
Quindi, cosa ci dice questa storia? Che la Chiesa, come tutte le istituzioni umane, ha vissuto momenti di gloria e momenti in cui le sue vicende somigliavano più a una tragedia farsesca. Ed è proprio questo che rende la storia così affascinante: ci ricorda che anche i grandi personaggi e le grandi istituzioni non sono immuni agli errori, alle passioni e, a volte, a una buona dose di follia. Non siete d'accordo?
Maurizio Potenza