
Il Marchese del Grillo (1981, Mario Monicelli)
Data di uscita: 22 dicembre 1981 (Italia)
Regista: Mario Monicelli
Scritto da: Mario Monicelli, Piero De Bernardi, Leonardo Benvenuti, Bernardino Zapponi, Tullio Pinelli
Sceneggiatura: Alberto Sordi, Mario Monicelli, Piero De Bernardi, Leonardo Benvenuti, Bernardino Zapponi, Tullio Pinelli
Con Alberto Sordi, Caroline Berg, Andrea Bevilacqua, Flavio Bucci, Giorgio Gobbi
Descrizione
Roma si sveglia nel 1809 come una cortigiana stanca, le sue strade antiche si snodano tra palazzi nobiliari e vicoli miserabili come vene in un corpo malato di contraddizioni. L'aria è densa di incenso e miseria, mentre la nobiltà sonnecchia nei suoi palazzi dorati come un gatto sazio di privilegi.
Onofrio del Grillo emerge dalle lenzuola di seta al tocco di mezzogiorno, la sua anima divisa tra il blasone che porta e l'osteria che chiama. Il suo sorriso beffardo illumina i salotti romani come una candela dispettosa in una cripta di antiche convenzioni. Il palazzo familiare risuona di preghiere e sospiri aristocratici, mentre lui tesse le sue trame come un ragno ubriaco di vita.
Le strade della città eterna diventano il suo palcoscenico personale, dove ogni scherzo è una piccola rivoluzione contro l'ordine costituito. Ricciotto lo segue come un'ombra complice, mentre insieme trasformano la noia nobiliare in un carnevale perpetuo di beffe e travestimenti.
Il Papa osserva questo suo figlio ribelle con l'esasperazione di un padre che ha esaurito le preghiere, mentre i francesi incombono sulle mura come nuvole cariche di tempesta. La Roma papalina respira affannosa, sospesa tra sacro e profano, tra le risate delle osterie e i canti gregoriani delle basiliche.
Sordi domina la scena come un monarca assoluto della commedia, la sua interpretazione brilla di una verità così cruda da far male. La sua celebre massima «Io so' io, e voi non siete un c...o!» risuona come un'eco nelle strade della città, manifesto involontario di un'aristocrazia al tramonto.
Giudizio critico
Il Marchese del Grillo rappresenta l'apice della commedia storica italiana. Monicelli orchestra un affresco sociale dove la risata si tinge di amara consapevolezza. Il film, che incassò oltre 7 miliardi di lire, rimane un documento prezioso di come il cinema italiano sapesse raccontare la storia attraverso la lente deformante della commedia, senza perdere mai la sua capacità di analisi sociale. La performance di Sordi, premiata con il David di Donatello, eleva il film a classico intramontabile del nostro cinema.