Guido Nicheli - Una vita da Caratterista

Una Vita da Caratterista

Il cinema non è fatto solo di protagonisti e antagonisti. Esiste un universo di personaggi secondari che, con la loro presenza, donano profondità, colore e autenticità alle storie. Sono volti che, pur non essendo al centro della scena, la riempiono con dettagli indimenticabili. Sono i caratteristi: attori e attrici che, con una sola battuta, un gesto o un'espressione, lasciano un segno indelebile nella memoria degli spettatori.

Guido Nicheli: Il "Cumenda" del Cinema Italiano

Ci sono attori che non hanno bisogno di essere protagonisti per diventare immortali. È il caso di Guido Nicheli, un uomo che ha attraversato il cinema italiano con la leggerezza di un brindisi e la solidità di un personaggio perfettamente scolpito nel tempo. Non era solo un attore, era un'idea, un'icona vivente di un certo tipo di Italia che oggi sembra quasi un miraggio.

Il suo nome è legato indissolubilmente al "cumenda", il commendatore milanese, facoltoso, spavaldo, sempre impeccabile nel vestire ma non sempre nei modi. Ma ridurlo a una semplice macchietta sarebbe un errore grossolano. Nicheli non si limitava a interpretare il personaggio: lui era il personaggio. E questo ha fatto la differenza.

Gli Inizi: Un Uomo del Suo Tempo

Guido nasce a Bergamo il 24 luglio 1934, ma la sua vita si sviluppa tra Carobbio degli Angeli e Milano. Orfano di padre già nel 1935, cresce in un'Italia che lotta per rialzarsi dopo la guerra.

Nel 1956 si diploma in odontotecnica e inizia a lavorare nello studio dentistico del cugino. Ma è evidente che quella non è la sua strada. Milano, in quegli anni, è una città che pulsa, che cresce, che diventa il motore dell'economia italiana. E Guido non è certo tipo da restare chiuso in un laboratorio con mascherina e pinzette.

Di giorno lavora, di notte gira per locali. Fa il rappresentante di liquori, un mestiere che gli permette di entrare nei salotti giusti, di conoscere persone, di affinare quell'aria da uomo di mondo che diventerà il suo marchio di fabbrica. Il Derby Club è il suo habitat naturale. Qui incrocia artisti del calibro di Renato Pozzetto, Teo Teocoli, Enzo Jannacci e Jerry Calà. Si muove con la disinvoltura di chi sa di appartenere a quel mondo, anche se ancora non ne fa ufficialmente parte.

Dal Derby al Cinema: Il Mito del "Cumenda"

Negli anni '70, grazie agli amici del Derby, comincia a fare piccoli sketch. Il pubblico ride, perché Guido non ha bisogno di recitare: gli basta essere se stesso. Il suo primo ruolo importante arriva nel 1978 con la pièce teatrale La tappezzeria di Jannacci, ma è il cinema a regalargli l'immortalità.

Gli anni '80 sono la sua epoca d'oro. Il cinema italiano di quel periodo è un perfetto riflesso della società: l'edonismo, i soldi facili, la voglia di apparire. E chi meglio di Guido Nicheli poteva incarnare tutto questo?

I fratelli Vanzina lo trasformano in un'icona con film come Vacanze di Natale (1983), Sapore di mare (1983) e Yuppies - I giovani di successo (1986). Il pubblico lo adora, perché Guido rappresenta un sogno: quello dell'italiano che ce l'ha fatta, che vive nel lusso, che non lavora mai ma è sempre impegnato, che passa più tempo in vacanza che in ufficio.

I suoi personaggi sono sempre impeccabili: completi di sartoria, mocassini senza calze, abbronzatura perenne. È l'uomo che arriva nei posti giusti con la macchina giusta, che ordina il vino giusto, che parla con il tono giusto. Un milanese da esportazione, un monumento vivente al boom economico.

La Televisione e il Successo Duraturo

Negli anni '80, oltre al cinema, arriva anche la TV. Drive In lo accoglie nel suo circo di personaggi stravaganti, ma è con I ragazzi della 3ª C che diventa un volto familiare nelle case degli italiani. Qui interpreta il commendator Zampetti, industriale degli insaccati, un uomo che ha fatto della spocchia una forma d'arte.

Ogni volta che Nicheli appare sullo schermo, il pubblico sa già cosa aspettarsi: una raffica di battute, una lezione non richiesta su come si vive bene, una dimostrazione pratica di cosa significhi essere "uno di quelli che contano".

Gli Anni 2000: Il Mondo Cambia, il "Cumenda" Svanisce

Ma il tempo, si sa, è spietato. Gli anni 2000 non sono più gli anni '80. L'Italia è cambiata, il mondo è cambiato. La Milano da bere è diventata astemia.

Gli imprenditori in doppio petto, quelli che passavano il weekend a Portofino e la settimana tra affari e aperitivi, non sono più figure mitologiche. Sono diventati grigi, sommersi da crisi economiche, da regolamenti, da un mondo che si muove più veloce di loro. Il cumenda non è più un'icona, è un residuo di un'epoca che non c'è più.

E così, anche per Guido, lo spazio si restringe. I film cambiano, il pubblico cambia. La sua immagine, così perfettamente scolpita negli anni '80, fatica a trovare posto in una nuova realtà dove il mito dell'uomo di successo è stato sostituito dall'ansia del precariato.

Gli ultimi anni li passa tra piccole apparizioni in TV e qualche film. Il suo ultimo ruolo cinematografico è in Vita Smeralda (2006), diretto dall'amico Jerry Calà. Un titolo che, in un certo senso, suona come un addio: la vita smeralda, quella che Nicheli ha incarnato per decenni, sta per svanire.

L'Ultima Scena

Il 28 ottobre 2007, Guido Nicheli se ne va. Un ictus fulminante lo porta via a 73 anni.

Riposa nel cimitero di Zelata di Bereguardo, e sulla sua tomba c'è scritto "See you later". Un commiato perfetto, ironico e leggero, come il suo personaggio.

Un'Icona Indimenticabile

Nicheli è stato più di un attore. È stato un simbolo, una fotografia perfetta di un'epoca che oggi guardiamo con nostalgia e un pizzico di incredulità. Il suo cumenda resterà per sempre nelle scene dei film, nelle battute che ancora oggi vengono ripetute, nei ricordi di chi ha vissuto gli anni in cui Milano era la capitale del mondo e un uomo in mocassini senza calze poteva essere un re.

Sasha Bazzov


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