
L'anno 1983 si schiude come uno scrigno di paradossi, dove il rombo dei missili fa da contrappunto al fruscio delle giacche Armani. Reagan punta il dito verso Est, battezzando l'URSS "Impero del Male" con la teatralità di un predicatore apocalittico, mentre Andropov risponde con lo sguardo gelido di chi ha fatto della minaccia un'arte. L'America pianta la sua bandiera su Grenada, piccola perla caraibica trasformata in pedina sulla scacchiera del potere, mentre in Italia Craxi sale al trono di Palazzo Chigi, vestendo il socialismo di sartoria milanese e orologi svizzeri. La politica italiana scopre il glamour, e la coscienza si fa più sottile del taglio di un abito firmato. Microsoft partorisce Word, e nelle redazioni le vecchie Olivetti sospirano il loro canto del cigno. L'URSS, con Chernenko, si trasforma in una casa di riposo con arsenale nucleare, mentre sugli schermi americani "The Day After" dipinge l'apocalisse con pennellate più crude delle soap opere. Il Compact Disc conquista le case come un invasore argentato, mentre Michael Jackson inventa una danza che sfida la gravità in "Billie Jean". La Parmalat trasforma il pomodoro in manifesto esistenziale con il suo «O così, o Pomì», uno slogan che taglia l'aria come una lama di certezza in tempi incerti. Il mondo volteggia sull'orlo del baratro nucleare, ma lo fa con stile, tra synth-pop scintillanti e complotti di palazzo, mentre l'Italia balla il valzer del potere in mocassini di lusso.