
Eredità di Carne
QUANDO L'HORROR PARLA PIEMONTESE
Le Radici del Male
Nel panorama dell'horror italiano contemporaneo, "Eredità di Carne" di Luigi Musolino si staglia come un monolite inquietante, simile a quelle pietre di confine che nelle Alpi piemontesi segnavano il limite tra il mondo degli uomini e quello degli spiriti. Come Machen trovò nel Galles rurale il terreno fertile per i suoi culti pagani, Musolino scopre nella Val Chisone un genius loci altrettanto perturbante.
La storia di Michele Ciot, un uomo la cui vita si sfalda come vecchia carta da parati in una casa abbandonata, si intreccia con le leggende locali come un serpente attorno al bastone di Asclepio - ma qui non c'è guarigione, solo veleno. L'ex sanatorio Pracatinat incombe sulla narrazione come il Overlook Hotel di King, ma con radici più profonde nella terra italiana, nutrite dal sangue di storie che risalgono alla seconda guerra mondiale.


La Fame Ancestrale
Il folk horror di Musolino non è l'ennesima imitazione dei modelli anglosassoni. Se "Kill List" di Ben Wheatley esplorava il paganesimo sotterraneo dell'Inghilterra moderna, qui respiriamo l'aria densa di una tradizione che affonda le radici nel substrato pagano delle Alpi, dove le streghe non volavano su scope ma si nutrivano di carne umana. La Famenera, la strega cannibale al centro della leggenda, è sorella di quella Borda del folklore piemontese che ancora oggi le nonne evocano per spaventare i bambini disobbedienti.
La prosa di Musolino scorre come un torrente di montagna: apparentemente limpida ma con correnti oscure che trascinano il lettore verso gorghi imprevisti. Il suo stile ricorda quello di Manganelli quando descriveva gli "inferni possibili", ma con una concretezza tutta nordica che sa di resina e sottobosco.
L'Eco degli Abissi
La struttura narrativa gioca con i tempi come Argento faceva con le sue geometrie impossibili: presente e passato si sovrappongono, si contaminano, creando quello che Jung chiamava "sincronicità" - coincidenze troppo precise per essere casuali. Il furto notturno al sanatorio diventa così una discesa agli inferi degna di Orfeo, ma qui non c'è Euridice da salvare, solo demoni da risvegliare.
Particolarmente efficace è l'uso del paesaggio come personaggio attivo: i boschi della Val Chisone non sono semplice scenografia ma presenza viva, malevolente, simile a quella foresta di Bomarzo che ossessionava Pasolini. La natura qui non è madre ma matrigna, come teorizzava Leopardi, pronta a divorare i suoi figli con fame atavica.
Il finale riecheggia quello shock ontologico che Ligotti considera l'essenza del vero horror: non è la rivelazione a terrorizzare, ma le sue implicazioni per la nostra comprensione della realtà. Come nel migliore weird fiction italiano - penso a Landolfi o al primo Buzzati - l'orrore non è mai gratuito ma serve a illuminare verità scomode sulla natura umana.
PERCHÉ LEGGERLO
"Eredità di Carne" è un romanzo necessario per chi vuole scoprire come l'horror italiano contemporaneo possa dialogare con la grande tradizione del genere senza perdere la propria identità culturale. Come un vecchio affresco che riemerge da sotto l'intonaco di una chiesa abbandonata, Musolino riporta alla luce un folklore dimenticato ma mai veramente morto.
La sua prosa, densa come nebbia d'autunno tra i vicoli di un borgo montano, sa essere insieme letteraria e viscerale, colta e selvaggia. È un libro che si nutre della stessa fame ancestrale che descrive: divora le convenzioni del genere per restituirci qualcosa di nuovo e inquietantemente familiare.
Lo consiglio a chi cerca un horror che non si accontenti di spaventare, ma voglia scavare nelle profondità dell'animo umano, là dove la civiltà è solo una sottile vernice su istinti mai davvero domati. Come i mobili antichi del Pracatinat, questo romanzo nasconde sotto la sua superficie levigata il legno grezzo della nostra natura più oscura.
Un'opera che conferma come l'horror italiano stia vivendo una nuova stagione d'oro, capace di guardare oltre i confini nazionali senza dimenticare le proprie radici, profonde come quelle dei larici centenari che ancora vegliano sui segreti delle nostre montagne.
Sasha Bazzov
NDR
Disponibile anche su Audible, narrato magistralmente da Daniele Ornatelli, la cui voce intensa e versatile sa restituire tutte le sfumature del romanzo, dalle atmosfere più intime ai momenti di puro terrore.