
Cannibal Ferox (1981, Umberto Lenzi)
Data di uscita: 24 aprile 1981 (Italia)
Regista: Umberto Lenzi
Casa di produzione: Dania Film, Medusa Distribuzione, National Cinematografica
Effetti speciali: Giannetto De Rossi
Paese di produzione: Italia
Con Lorraine De Selle, John Bartha, Danilo Mattei, Venantino Venantini, Zora Kerova
Descrizione
Nella giungla amazzonica, dove l'aria densa di umidità soffoca ogni respiro di civiltà, tre studenti si addentrano ignari in un labirinto verde dove ogni foglia nasconde una promessa di morte. Il loro viaggio di ricerca si trasforma in una discesa negli abissi più oscuri dell'animo umano.
La macchina da presa di Lenzi si muove tra le fronde come un predatore affamato, catturando ogni sussulto di terrore, ogni goccia di sangue che macchia il fogliame lussureggiante. La violenza esplode come un fiore velenoso, sbocciando in scene di brutalità che trasformano lo schermo in un altare pagano dove si celebra il trionfo degli istinti primordiali.
I "civilizzati" occidentali si rivelano più feroci dei presunti selvaggi, mentre la giungla osserva impassibile questo teatro dell'orrore. Le grida di dolore si mescolano ai versi degli uccelli tropicali in una sinfonia macabra che echeggia tra le fronde come un requiem per l'umanità perduta.
La sopravvissuta emerge da questo inferno verde come una Dante al femminile, portando con sé non solo le cicatrici sulla pelle, ma anche le ferite nell'anima. Il suo racconto diventa testimonianza di un'esperienza che trascende i confini tra civiltà e barbarie, tra ragione e follia.
Lenzi orchestra questo delirio tropicale con la precisione di un macellaio folle, spingendo lo spettatore oltre ogni limite di sopportazione. La pellicola gronda sangue e depravazione, mentre la morale si dissolve come rugiada al sole equatoriale.
Giudizio critico
Cannibal Ferox rappresenta l'apice del filone cannibal italiano, genere che ha esplorato i limiti estremi del cinema exploitation. Lenzi, con sprezzo del politically correct, realizza un'opera che è insieme denuncia della presunta superiorità occidentale e viaggio negli abissi della natura umana. Il film, bandito in numerosi paesi, rimane testimonianza di un periodo del cinema italiano dove l'eccesso era forma d'arte e la censura una sfida da raccogliere.