
Bianco, Rosso e Verdone (1981, Carlo Verdone)
Data di uscita: 20 febbraio 1981 (Italia)
Regista: Carlo Verdone
Musiche: Ennio Morricone
Sceneggiatura: Carlo Verdone, Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi
Anno: 1981
Con Carlo Verdone, Angelo Infanti, Mario Brega, Lella Fabrizi, Andrea Aureli, Milena Vukotic
Descrizione
Sulle strade d'Italia, dove l'asfalto si snoda come un nastro nero tra città assonnate e campagne silenziose, tre destini si intrecciano in una danza grottesca. Verdone dipinge un affresco dell'italianità attraverso tre maschere contemporanee, ognuna portatrice di una verità tanto dolorosa quanto esilarante.
Furio avanza sulla strada come un generale in battaglia, armato di mappe e tabelle di marcia. La sua precisione maniacale è un'armatura contro il caos del mondo, mentre la povera Magda sprofonda in un abisso di esasperazione quotidiana. «Tu mi adori?», chiede lui, ignaro che ogni sua parola è un chiodo nel cuore della pazienza coniugale.
Mimmo e nonna Teresa procedono come una navicella alla deriva nello spazio della provincia italiana. Lui, eterno bambino nel corpo di un adulto, lei custode di una saggezza popolare che sa di naftalina e rosari. Gli autogrill diventano cattedrali della loro odissea sgangherata, mentre il tempo scorre lento come sciroppo.
Pasquale porta con sé il peso della nostalgia come una valigia troppo pesante. La sua Germania è un paradiso perduto, mentre l'Italia lo accoglie con una serie di disgrazie orchestrate dal destino con precisione matematica.
Le loro strade si dipanano attraverso un'Italia che è insieme commedia e tragedia, dove ogni stereotipo nasconde una verità profonda come un pozzo. Il viaggio verso le urne diventa metafora di un paese che cerca se stesso negli specchi deformanti della propria identità.
Giudizio critico
Bianco, Rosso e Verdone rappresenta il momento in cui la commedia italiana si rinnova attraverso uno sguardo tanto spietato quanto affettuoso sui propri vizi nazionali. Verdone, moltiplicandosi in tre personaggi, crea un trittico che è insieme satira sociale e ritratto antropologico. Il film, che incassò oltre 6 miliardi di lire, dimostrò come la commedia all'italiana potesse evolversi senza tradire le proprie radici neorealiste.