Capitolo 1: Come scrivere un best-seller in soli 1000 anni

Benvenuti al corso accelerato di scrittura creativa più lungo della storia: la composizione dell'Antico Testamento. Immaginate un progetto editoriale che dura un millennio, con più autori di una serie TV di successo durante uno sciopero degli sceneggiatori, e più revisioni di un documento governativo. Ecco a voi la Bibbia ebraica, il preludio al cristianesimo, il libro che ha definito il concetto di "pubblicazione ritardata".

Tutto iniziò con Abramo, il patriarca che decise di lasciare la comoda Ur dei Caldei per seguire la voce di un Dio invisibile. Un po' come lasciare un lavoro sicuro per seguire il consiglio di un life coach su TikTok. Gli archeologi hanno scavato Ur, in Iraq, rivelando una città sofisticata del III millennio a.C. con case a due piani e un pratico sistema fognario. In pratica, Abramo lasciò tutti i comfort moderni per una vita di nomadismo nel deserto: il sacrificio in nome della fede inizia presto in questa storia.

Poi arrivò Mosè, il principe egizio diventato pastore, e poi leader rivoluzionario. La sua storia dell'Esodo, datata tradizionalmente intorno al 1446 a.C., è un mix di epica fuga e legislazione divina. Gli archeologi sono ancora alla ricerca di prove concrete di questa evasione, ma hanno trovato evidenze di presenza semitica in Egitto durante quel periodo: il "Papiro Ipuwer", un testo egizio del Medio Regno (circa 1800 a.C.), descrive calamità simili alle piaghe bibliche. Coincidenza? Forse, o forse gli antichi egizi avevano semplicemente una pessima gestione delle calamità naturali.

La conquista di Canaan da parte di Giosuè è un altro capitolo controverso. Gli scavi a Gerico hanno rivelato mura crollate datate intorno al 1550 a.C., ma il dibattito sulla corrispondenza con il racconto biblico continua a infiammare. Forse le mura caddero per una tromba divina, o forse i cananei avevano semplicemente bisogno di un miglior piano di manutenzione urbana.

Arriviamo poi all'epoca dei Re. Davide e Salomone, i monarchi più famosi d'Israele, avrebbero regnato intorno al 1000 a.C. La Stele di Tel Dan, scoperta nel 1993, menziona la "Casa diDavide", fornendo la prima prova extrabiblica dell'esistenza della dinastia davidica. Quanto a Salomone e il suo famoso tempio, gli archeologi stanno ancora cercando prove conclusive tra i mille scampoli letterari e le leggende.

Ma chi ha effettivamente scritto tutto questo? Secondo la tradizione, Mosè scrisse i primi cinque libri. Che multitasker: guidare un esodo, ricevere i Dieci Comandamenti e trovare il tempo per scrivere un'epopea! Gli studiosi moderni, tuttavia, propongono la "Teoria Documentaria", suggerendo che il Pentateuco sia il risultato di quattro fonti principali, compilate e redatte nel corso di secoli: immaginate un gigantesco progetto di scrittura collaborativa, ma senza Google Docs.

I libri profetici, da Isaia a Malachia, coprono un periodo dal VIII al V secolo a.C. Questi testi sono pieni di visioni apocalittiche e critiche sociali che farebbero sembrare blandi i moderni influencer politici. "Il rotolo di Isaia", uno dei Rotoli del Mar Morto scoperti nel 1947, è datato al II secolo a.C. ed è il più antico manoscritto completo di un libro biblico. È notevolmente simile al testo masoretico successivo, dimostrando che gli antichi scribi erano incredibilmente meticolosi, o, forse, semplicemente avevano una funzione "copia e incolla" da abusare.

La versione finale dell'Antico Testamento prese forma durante l'esilio babilonese (VI secolo a.C.) e il successivo periodo persiano. Fu un'epoca di intensa riflessione teologica e riscrittura della storia. Immaginate di dover riscrivere l'intera cronaca della vostra nazione mentre siete in esilio in un paese straniero. È un po' come cercare di aggiornare il vostro CV dopo essere stati licenziati, ma su scala epica. Il risultato finale fu un testo che mescolava storia, mito, legge e poesia in un unico pacchetto. Era l'equivalente antico di un'enciclopedia, un codice legale, un libro di auto-aiuto e una raccolta di poesie, tutto in uno. E fu su questo fondamento che il cristianesimo avrebbe poi costruito il suo edificio teologico.

Il Cristianesimo, infatti, prese questo testo e disse: "Grazie mille, lo prendiamo noi da qui, poi, magari, aggiungiungiamo qualcosina". Come un sequel che cerca di superare l'originale, il Nuovo Testamento si basò sull'Antico, reinterpretandolo in modi che avrebbero fatto girare la testa ai rabbini: ma questa è un'altra storia, che esploreremo più avanti. Per ora, ricordiamo che l'Antico Testamento, con tutta la sua complessità, contraddizioni e bellezza, fu il risultato di secoli di evoluzione religiosa, culturale e letteraria. Fu il prodotto di un popolo che cercava di comprendere il suo posto nel mondo e il suo rapporto con il divino, e, come ogni buon libro, lasciò il suo pubblico con più domande che risposte.

La Bibbia sotto la lente d'ingrandimento: un mosaico di storia, miti e contraddizioni

Immaginate ora di avere un libro di storia scritto da centinaia di autori nell'arco di un millennio, con revisioni continue e senza un gruppo editoriale centrale alle spalle. Benvenuti nella meravigliosa complessità della Bibbia!

Partiamo dalle basi: la Bibbia ebraica, o Tanakh, è composta da tre sezioni: la Torah (Legge), i Nevi'im (Profeti) e i Ketuvim (Scritti). Questa tripartizione è antica quanto il prologo di un film di Star Wars, ma molto meno coerente.

La Torah, tradizionalmente attribuita a Mosè, è in realtà un patchwork di fonti diverse. La "Teoria Documentaria", proposta per la prima volta da Julius Wellhausen nel XIX secolo, suggerisce quattro fonti principali: c'è la fonte Jahvista, che usa il nome "Yahweh" per Dio, del X secolo a.C. Poi abbiamo la fonte Elohista, che preferisce "Elohim", del IX secolo a.C. Poi, la fonte Deuteronomista, principalmente nel libro del Deuteronomio, del VII secolo a.C. E infine, la fonte Sacerdotale, con un focus su leggi e genealogie, del VI-V secolo a.C. È come se quattro scrittori diversi avessero deciso di collaborare a un romanzo, ma ognuno scrivesse in un dialetto diverso.

Queste fonti furono combinate e redatte durante e dopo l'esilio babilonese (586-538 a.C.), creando un testo che a volte sembra avere una personalità multipla. Per esempio, abbiamo due resoconti contrastanti della creazione in Genesi 1 e 2: nel primo, Dio crea gli animali e poi l'uomo e la donna insieme; nel secondo, crea l'uomo, poi gli animali, e infine la donna dalla costola dell'uomo. Apparentemente, il Creatore aveva bisogno di un paio di tentativi per perfezionare il processo, o forse stava solo sperimentando diverse tecniche narrative.

Le prove archeologiche per molti eventi dell'Antico Testamento sono... diciamo, elusive. L'Esodo, per esempio, non ha lasciato tracce archeologiche corrispondenti alla scala descritta nella Bibbia. È come se milioni di persone avessero attraversato il deserto senza lasciare dietro di sé nemmeno un sandalo o un involucro di manna. Tuttavia, il "Papiro Ipuwer" egiziano (circa 1800 a.C.) descrive calamità simili alle piaghe bibliche, suggerendo che potrebbe esserci un nucleo storico dietro il racconto, forse basato su memorie di eventi catastrofici precedenti e tramandati oralmente, per poi essere infiocchettati nella letteratura.

La conquista di Canaan è un altro punto dolente per gli archeologi. Jericho, che secondo il libro di Giosuè fu distrutta dagli israeliti, mostra segni di distruzione intorno al 1550 a.C., un po' prima della data tradizionale dell'Esodo (circa 1446 a.C.). Forse gli israeliti arrivarono in ritardo alla festa di distruzione? O forse i muri di Gerico erano così impressionati dalla fama degli israeliti che decisero di crollare in anticipo?

Passiamo ai re. Davide e Salomone, i monarchi più famosi d'Israele, sono figure quasi mitiche nella Bibbia. La Stele di Tel Dan (IX secolo a.C.) menziona la "Casa di Davide", fornendo la prima prova extrabiblica dell'esistenza della dinastia davidica. Tuttavia, il grande regno unito descritto nella Bibbia non ha lasciato tracce archeologiche corrispondenti alla sua presunta grandezza.

I libri profetici sono un altro campo minato di contraddizioni. Isaia, per esempio, è chiaramente l'opera di almeno due, probabilmente tre autori distinti, che scrivono in periodi diversi. Il "Primo Isaia" risale all'VIII secolo a.C., mentre il "Secondo Isaia" è del VI secolo a.C., durante l'esilio babilonese. Eppure, la tradizione li ha fusi in un unico libro, creando una sorta di profeta che viaggia nel tempo: Doctor Who, fatti da parte!

E che dire delle leggi bibliche? Il Deuteronomio permette di convertire le decime in denaro per comprare "vino o bevande fermentate", essenzialmente autorizzando una festa religiosa. Eppure, Proverbi ci dice che "Il vino è schernitore, la bevanda inebriante è tumultuosa". Quindi, dobbiamo bere o no? La Bibbia sembra suggerire un approccio "fate come dico, non come faccio". Forse gli antichi israeliti avevano già inventato il concetto di "happy hour" e si erano un po' pentiti della piega intrapresa.

Le contraddizioni si estendono anche alla natura di Dio. In Esodo, Dio si descrive come "misericordioso e pietoso, lento all'ira e ricco di grazia e di fedeltà". Poche pagine dopo, in Numeri, ordina a Mosè di impiccare i capi del popolo "alla luce del sole". Un cambio d'umore piuttosto drastico, non trovate? Forse anche le divinità hanno bisogno di una tazza di caffè al mattino, e di una di camomilla alla sera.

Nonostante queste incongruenze (o forse grazie ad esse), la Bibbia ha dimostrato una notevole resilienza. I Rotoli del Mar Morto, scoperti nel 1947 e datati tra il III secolo a.C. e il I secolo d.C., includono frammenti di quasi tutti i libri dell'Antico Testamento. La loro somiglianza con i testi successivi dimostra una notevole stabilità nella trasmissione del testo, nonostante le sue contraddizioni interne. È come se il gioco del telefono senza fili fosse stato praticato per secoli, ma alla fine il messaggio fosse rimasto sorprendentemente intatto.

In conclusione, la Bibbia è un arazzo complesso di storia, mito, legge e poesia. Le sue contraddizioni non sono bug, ma feature: riflettono l'evoluzione del pensiero religioso ebraico nel corso dei secoli. È un documento umano, con tutte le incoerenze e le complessità che ciò comporta. È come un grande albero genealogico familiare, con tutti i suoi rami contorti, le sue storie imbarazzanti e i suoi segreti sepolti.

E fu su questo fondamento, con tutte le sue crepe e le sue curve, che il cristianesimo decise di costruire il suo edificio teologico.

Maurizio Potenza

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